Tratto dal sito “Sportello EcoEquo” di Firenze – Testo di Oliver Haag

Cosa è un Gruppo di Acquisto Solidale (G.A.S.)

Un gruppo d’acquisto è fatto da persone che decidono di incontrarsi per ridistribuire tra loro prodotti alimentari o di uso comune, acquistati collettivamente e direttamente dai produttori, o comunque saltando buona parte dell’intermediazione commerciale.

I gruppi d’acquisto non hanno scopo di lucro.

Generalmente un gruppo di acquisto si definisce “solidale” quando i suoi membri decidono di dare un’importanza preponderante ad aspetti etici riassunti nel concetto di solidarietà. La solidarietà si esprime tra i membri del G.A.S. (perché il gruppo aiuta a non sentirsi soli nella propria critica al consumismo, a scambiarsi esperienze ed appoggio, a verificare le proprie scelte) e si estende ai fornitori, ad esempio con la scelta di sostenere aziende medio-piccole (a cui si da la possibilità di vendere a un prezzo maggiore rispetto a quello tendenzialmente imposto dalla grande distribuzione organizzata), cooperative sociali e che facilitano l’integrazione nel mondo del lavoro di persone con problemi fisici o psicologici; o ancora scegliendo di acquistare i prodotti cosiddetti “coloniali” tramite il circuito del commercio equosolidale, garantendo così una più giusta ripartizione della ricchezza economica e progetti di sviluppo laddove ce n’è bisogno. Si può scegliere anche di essere “solidali” rispetto all’ambiente e al territorio, ad esempio acquistando prodotti da aziende locali, magari sfusi, riducendo così le emissioni e lo spreco di risorse legati ai trasporti e alla produzione di imballaggi superflui; oppure rispetto agli animali, acquistando carne e latticini da aziende che li allevano su pascoli all’aperto e non alla luce artificiale e in gabbia.

Alcuni G.A.S. si spingono anche oltre l’acquisto, condividendo momenti conviviali, saperi e addirittura beni di uso collettivo (ad esempio attrezzature per l’auto-produzione alimentare). Può capitare di vedere gruppi che si ritrovano per fare insieme il pane, la passata di pomodoro, le marmellate, etc.

Detto in altri termini il gruppo d’acquisto solidale può rappresentare un valido strumento per imparare e per praticare il “consumo critico” – un modo di informarsi e impostare i propri consumi su basi etiche nei riguardi di società e ambiente.

In questo modo possiamo riacquistare “l’onere e l’onore” della responsabilità per il modo in cui scegliamo di acquistare e consumare.

Perché nasce un G.A.S.

L’idea del gruppo d’acquisto nasce generalmente da una semplice necessità: quella di trovare, a prezzi accettabili, prodotti di uso comune e soprattutto alimenti sani e di qualità, che non siano dannosi né per l’ambiente (animali inclusi) né per le persone che li producono.

A questo tipo di bisogno avevano dato risposta negli ultimi decenni del secolo passato le prime aziende agricole biologiche. Con l’avvento delle normative europee, e l’esplosione del settore con l’inserimento del prodotto biologico nelle filiere della grande distribuzione organizzata, tali principi sono stati invece fortemente messi in discussione. Ci si domanda sempre più di frequente se del biologico venduto al supermercato “c’è da fidarsi” (..e con quello che costa !).

La nascita dei gruppi d’acquisto solidali rappresenta una nuova opportunità per noi tutte/i, che da consumatori vorremmo diventare consum-attori.

Dato che abbiamo un giustificato bisogno di sicurezza riguardo a ciò che acquistiamo e consumiamo, e desideriamo che venga prodotto senza generare inquinamento né sfruttamento,un buon modo di soddisfare tale necessità può essere quello di toccare con mano; in altre parole di poter andare a vedere in prima persona come funzionano le aziende che ci offrono i loro prodotti; di conoscere chi ci coltiva la verdura o alleva gli animali che ci danno il latte.

E la novità forse più importante è che non lo facciamo da soli, ma insieme ad altri, i quali magari condividono le nostre stesse perplessità e difficoltà.

Inoltre condividiamo gli oneri legati alla ricerca dei produttori prima, e in seguito alle ordinazioni e alle consegne; così facendo non solo siamo più sicuri di quello che consumiamo ma abbiamo la possibilità di reperire con relativa facilità e costanza prodotti di grande qualità e freschezza, senza per questo dover andare di persona a peregrinare di azienda in azienda.

Per di più si semplifica la vita anche al produttore, che invece di vendere individualmente ad un certo numero di clienti, vende in una sola volta una quantità maggiore del proprio prodotto, che verrà poi ridistribuito tra i membri del G.A.S., e con un ricavo maggiore. Non da ultimo può essere pure una bella soddisfazione, per chi produce un alimento, sapere che faccia hanno coloro che se ne nutriranno.

Tutto questo può tradursi, oltre che in scelte quotidiane praticabili di “consumo responsabile”, anche nella ricostruzione di una trama di relazioni sociali, che nel sistema di acquisto individuale nei super  e ipermercati invece si è in gran parte perduta.

Come avviare un G.A.S.

Il buon senso porta in genere ad aggregare in un G.A.S. persone domiciliate in una zona abbastanza circoscritta, poiché spostarsi di molti chilometri diverse volte al mese può essere svantaggioso sotto molti aspetti.

Se si ha voglia di creare un nuovo gruppo, si può cominciare a parlare dell’idea di fare acquisti collettivi nel proprio giro di amici, parenti, conoscenti o colleghi, oppure si mette un annuncio, e quando si trovano alcune persone interessate ci si incontra e si comincia.

Per capire come funziona può essere utile invitare qualche membro di un G.A.S. già esistente, oppure che qualcuno del nuovo gruppo vada “a fare scuola” presso un gruppo già attivo.

Il primo passo da fare potrebbe essere quello di confrontarsi in gruppo sui propri consumi e bisogni, e quindi su che tipo di prodotti si vogliono acquistare insieme. Inoltre può essere importante stabilire quali criteri seguire nella ricerca dei produttori  ..e non è cosa banale!.. qualcuno potrebbe mettere l’accento sull’importanza di avere fornitori biologici certificati, mentre per altri invece la certificazione potrebbe essere molto meno importante rispetto al fatto di trovare piccoli produttori locali, anche se non certificati…). Più che le teorie naturalmente valgono le opportunità concrete offerte dal contesto in cui nasce il gruppo.

Ecco comunque alcuni dei criteri che si potrebbero adottare:

  • •la vicinanza del produttore
  • •l’accessibilità o la disponibilità per le consegne
  • •il tipo, le dimensioni e le caratteristiche dell’azienda
  • •il tipo di agricoltura o allevamento che vengono praticati
  • •il prezzo, la disponibilità, il gradimento, la stagionalità dei prodotti offerti
  • •il tipo di imballaggi utilizzato
  • •l’esistenza o meno di certificazioni
  • •la disponibilità del produttore alle visite del gruppo

Un aspetto interessante e aggregante è poi organizzare le visite ai produttori (che comunque non sono certo obbligatorie.. ci si può benissimo fidare del passaparola!): ci si accorda per un giorno in cui tutti o almeno alcuni dei partecipanti potranno andare a conoscere il produttore presso la sua azienda. Può essere l’occasione per assaggiare i prodotti e fare domande, e anche di conoscersi meglio e affiatarsi all’interno del gruppo.

Altre volte potrebbe essere un produttore a fare visita e portare i suoi prodotti a una riunione del gruppo e chissà, entrare anche lui a far parte del G.A.S. …

Come funzionano i gruppi d’acquisto

Per fortuna siamo in un mondo di biodiversità: non ci sono ricette che valgono in ogni situazione. Ciascun G.A.S. ha le proprie peculiarità e aspetti organizzativi che sono tutti suoi, e spesso in evoluzione.

Ci sono gruppi composti da diverse decine di nuclei familiari, la maggior parte non vanno oltre i 15 nuclei. C’è chi fa le consegne una volta al mese e chi riesce a fare incontri di scambio settimanali. Molti hanno una sede fissa, altri si incontrano a turno in casa dei partecipanti.

Attualmente la maggior parte dei G.A.S. mantiene una struttura informale, mentre alcuni G.A.S. decidono di costituirsi in associazione, con gli obblighi che ne conseguono. In questo senso è bene sapere che di recente lo Stato Italiano ha riconosciuto i G.A.S. come: “Associazioni non lucrative costituite per acquistare e distribuire beni agli aderenti, senza alcun ricarico, con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambientale” (…) “le attività svolte da questi soggetti nei confronti dei propri aderenti non si considerano commerciali né agli effetti dell’iva né agli effetti dell’imposizione diretta” (cfr. Legge Finanziaria 2008 cc. 266-268). La legge quindi riconosce che la loro attività non è di commercio e pertanto queste associazioni non hanno questo tipo di obblighi fiscali. N.b.: per le associazioni sono considerati aderenti esclusivamente gli iscritti nel libro degli associati.

Alcuni gruppi infine, decidono di appoggiarsi ad un’attività commerciale già esistente, la quale tuttavia applicherà con ogni probabilità un ricarico sul prezzo dei prodotti.

Qualunque sia la struttura che si decide di adottare, è comunque necessario che la merce acquistata sia accompagnata da fattura ( intestata di volta in volta a singoli partecipanti del gruppo ) o da scontrino fiscale, per quei produttori che hanno l’obbligo di emettere documenti fiscali al momento della vendita.

Si ma in pratica, come si fa

Come detto non ci sono regole predefinite.

Fare la spesa ( o parte della spesa ) in questo modo può comunque significare ripensare l’organizzazione della propria dispensa, soprattutto per quanto riguarda i prodotti a lunga conservazione.

Anche se, quando fosse necessario, nessuno ci impedisce di andare a fare una spesa “normale”, per l’esperienza dei gasisti la cosa funziona molto bene ed è possibile concentrare la maggioranza se non la quasi totalità dei propri acquisti sul G.A.S. se ci si rifornisce di quantità di volta in volta maggiori rispetto a quelle che magari acquisteremmo “sul momento” al supermercato. Questo perché è preferibile “fare scorta” piuttosto che restare senza in attesa della prossima consegna.

Però la cosa non è complicata: una volta che si è concordato su uno o più produttori, si individuano i referenti per tali produttori, i quali si occuperanno di raccogliere gli ordini, di comunicarli al produttore prima e in seguito di organizzare la consegna e la distribuzione dei prodotti. Per evitare che questo carico di lavoro ricada solo su alcune persone, molti gruppi prevedono una turnazione dei referenti; altri hanno talmente tanti fornitori da non lasciare scoperto nessuno: ciascuno è referente per un produttore.

Gli ordini possono essere raccolti durante gli incontri o anche via telefono; sempre più spesso si utilizza lo strumento della posta elettronica, mentre alcuni G.A.S. gestiscono addirittura gli ordini online, per esempio tramite un software apposito scaricabile gratuitamente dal sito: http://www.progettoe3g.org

Naturalmente i produttori hanno bisogno di qualche tempo per confezionare i prodotti,quindi ci saranno delle scadenze precise entro le quali effettuare gli ordini.

Alcuni produttori hanno la possibilità di consegnare in un luogo concordato, per altri è necessario che i referenti vadano a ritirare il prodotto. Nel caso in cui ci siano prodotti freschi e facilmente deperibili (ad esempio carne e latticini) occorre avere a disposizione un frigorifero in cui stoccarli in attesa della distribuzione.

Per i pagamenti ci si può organizzare fondamentalmente in due modi: soprattutto per ordini che magari si fanno di rado e sono quindi di un’entità consistente, i referenti possono farsi anticipare il denaro al momento dell’ordine.

Quello che accade generalmente invece è che il referente anticipa al produttore il denaro, che poi riscuote alla consegna da coloro che hanno ordinato i prodotti.

Per semplificare queste operazioni di pagamento e resto, con conteggi e mancanza di spiccioli, che rischia specialmente in gruppi numerosi e con molti produttori di generare caos e togliere molto tempo alle altre attività, si può adottare un semplice foglio scritto a mano o ancor meglio un file di tipo excel che calcola la differenza tra tutti gli importi che ciascun membro/referente deve alla “cassa centrale” rispetto a quelli che deve riscuotere, in modo da ridurre il tutto ad un unico passaggio di soldi da o verso la cassa centrale, la quale alla fine deve risultare a 0.

Ma… si risparmia ?!

Mentre il risparmio economico può essere considerato l’obiettivo primario del generico gruppo d’acquisto, per i G.A.S. le cose stanno in una maniera un po’ diversa, alla quale abbiamo già avuto modo di accennare: l’intento dei G.A.S. è rimettere al centro dell’economia le persone, la giustizia, il lavoro e la qualità della vita, e non è cercando il risparmio a tutti costi che riteniamo si possano perseguire questi obiettivi.

Detto ciò, tuttavia, il fatto di acquistare collettivamente e accorciando la filiera dal produttore al consumatore, senza che quote percentuali di prezzo vadano spese né per l’intermediazione commerciale né per la pubblicità, può consentire di ottenere talvolta notevoli risparmi rispetto ad un prodotto comprato “al dettaglio” sul mercato convenzionale !

Ma si può risparmiare anche sul tempo passato al supermercato, magari da soli, in attesa nella fila … e poi in coda per strada nel tragitto da casa al supermercato

E’ ampiamente dimostrato inoltre che il consumo di vegetali freschi e da agricoltura biologica contribuisce a migliorare e a mantenere un buono stato di salute e riduce l’incidenza di malattie. Si può quindi affermare che, in un’ottica di causa-effetto, incrementare questo tipo di consumo fa risparmiare, se non univocamente il singolo, sicuramente la collettività riguardo alle spese per la sanità.

Naturalmente, ma possiamo

Altrettanto possiamo azzardare l’affermazione che, nonostante i veri benefici siano ovviamente di altra natura, sostenere strumenti di sviluppo sociale come il commercio equo solidale e le cooperative sociali possa contribuire a ridurre le spese della collettività per contrastare l’immigrazione (poiché causata anche da disoccupazione, mancato sviluppo e povertà) e quelle per l’assistenza a persone diversamente abili, ex carcerati o con problemi psicologici. E così via fino al risparmio sulle sanzioni internazionali per la mancata riduzione delle emissioni legate al ciclo produttivo alimentare e ai trasporti e l’acquisto di “crediti verdi”, etc.

In uno slogan:

“VADO AI GAS: RISPARMIO, NON INQUINO E PROMUOVO EQUITÀ”

Riferimenti e approfondimenti:

I gruppi di acquisto sono collegati fra di loro in una rete che serve ad aiutarli e a diffondere questa esperienza attraverso lo scambio di informazioni.

Su internet il “centro” di questa rete è il sito: www.retegas.org

Ad Aprile 2008 in Italia sono censiti circa 400 gruppi d’acquisto.

Chi è interessato a saperne di più può consultare le pubblicazioni:

Andrea Saroldi, Gruppi d’Acquisto Solidali, ed. EMI

Lorenzo Valera, Gruppi di Acquisto Solidale, ed. Terre di Mezzo

Marino Perotta, Gruppi d’Acquisto,   Ed. Lavoro